Thursday, December 11, 2014

DASTRAfiles, Facebook and Wine

Facebook and Wine
Scritto il 5 dicembre 2014



Un esercizio sulla disattenzione, sull'indifferenza, sulla mistificazione.

Facebook and Wine

1. Le Città chiudono i Teatri e i teatranti non si accorgono che i fondi che spettano loro vanno invece a pellicole cinematografiche che en passant accennano alle città che chiudono i teatri
Posto, per paradosso di tipo uno, la mia faccia (suppongo di postare, sup-posto) e i like variano dallo zero all'uno virgola cinque in media; è normale ed è quello che mi aspetto.
Posto, per paradosso di tipo due, il mio corpo stravagante su carrozzina Surace e i like fioccano e toccano e superano i cinquanta; non è normale ma in fondo me lo aspettavo perché si sa, le freak c'est chic.


2. Totale numero azioni e reazioni uguale a tre. Che in uno zombilario non sono poi così poca cosa
FSHD è considerata una malattia rara. Il che coincide, sarò breve, con cure nessuna e trattamenti nessuno.
Condivido quindi, per paradosso di tipo tre (non concepisco la compassione di circostanza), la nozione interessante, NB universalmente interessante, secondo la quale il numero di malati di FSHD sul Pianeta (Terra) corrisponde alle 870.000 e 1 (io) unità.
Sono perfettamente consapevole del fatto che una tale iniziativa, la mia, sia paragonabile, ad esser generosi, alle risultanze di un impalpabile peto* di origine umana all'interno di una stalla affollata da una mandria di poderosi cavalli da tiro belgi del tipo Grand Cacateur.
Considero con “esterefassionismo illusorio” che non possa passare inosservato il senso implicito dell'informazione: un fenomeno la cui casistica è enorme nei numeri non può venire definito raro.


3. Ma è mai possibile o porco di un cane
870.000 (ottocentosettantamila).


4. Qualcuno direbbe che nel peto* di cui sopra possa stare l'origine di un uragano alle Balambas
Io dico che FSHD non è una malattia rara.


5. Chi a cazzo raccoglie curricula (wrong), se lo scriva sulle sue agenda (right)
Da Subito, Muovere il Culo**.


6. Quando dobbiamo cominciare a muovere il culo?
(Come dicono loro) Da ieri.


7. Ovvio, il medico dice
Di cosa stai parlando?
  • Ci sono le alluvioni;
  • ci sono i terremoti;
  • ci sono le pestilenze;
  • c'è la guerra (una sola, la stessa);
  • c'è la delinquenza dei colletti bianchi;
  • c'è stata la grande depressione e ora c'è la piccola depressione;
  • c'è il picco del petrolio ormai superato;
  • c'è il ricco del gas che vuole annettere l'Europa alla Siberia;
  • c'è il latte che costa mille lire al litro e che domani costa duemila lire al litro;
  • c'è nelle tue tasche un euro uno che domani vale una lira una;
  • c'è il “se Il Capitale Umano entra nella cinquina, io mi ingoio cruda, senza pane, senza acqua e senza vino, una strapazzata di 12 uova di iguana con la dissenteria”;
  • non c'è l'è ma c'è il come se.


8. Già ma
La Merda dell'Artista paga forse eventualmente dopo.
La Shit dell'iconoclasta che iconoclasta non è ma fa come se lo fosse, paga sempre sicuramente prima.


9. Il Brutticello
L'espressione “muovere il culo”** può avere varie applicazioni nella realtà quotidiana, settimanale, mensile, annuale, quinquennale, decennale, […], secolare. Basta per esempio far ruotare il proprio ego di 90 gradi per riuscire a distogliere lo sguardo da ogni passato e stare finalmente in un presente con vista sul futuro.
Gli arganti abitudinari sempre rimarcano la condizione per cui l'estetica dei Maestri Botticelli era ispirata dalla disperazione di ciò che si è perso o di ciò che non si ha e che tale condizione veniva determinata da azioni originali quali fare il marrone con la terra o il rosso col sangue.
(Il giallo dall'uovo non consideriamolo; mettiamolo da parte nel caso un certo film entri in una certa cinquina)
Ora, i Maestri Botticelli, visto che il loro dovere l'hanno fatto, meritano di riposare all'interno dei propri monumenti. E “muovere il culo”, in questo caso significa finalmente ammettere che nel presente di questo Mondo operano giornalmente, tanto geniali quanto lo erano i Maestri, centinaia di migliaia di allievi Botticelli a cui viene venduto un litro di latte al prezzo di due.


10. Sillogismo
a. Beaumont è musicista
b. Beethoven è musicista
c. Beaumont è Beethoven


11. Il Bello
I Maestri Botticelli hanno imparato e poi insegnato che un dipinto per durare, anche solamente come idea, deve esser fatto con lacrime, sudore, sangue (e qualche uovo) mescolati con la terra; essi hanno anche capito e poi insegnato che un dipinto non può esser fatto con pipì o popò perché in questo modo il dipinto non dura e prima puzza e poi marcisce.
Gli allievi Botticelli hanno così acquisito la nozione secondo la quale è essenziale saper distinguere a naso tra un dipinto fatto a regola d'arte e un dipinto fatto a cazzodicane. Secondo un tale principio il dipinto fatto a regola d'arte viene considerato bello e il dipinto fatto a cazzodicane viene considerato brutto. Se per leggerezza o disattenzione si giudica un dipinto fatto a cazzodicane bello come un dipinto fatto a regola d'arte, la bellezza cessa di esistere e svanisce nel nulla.


12. Il Bello e il Vero, il Vero e il Bello (ci è stato detto) sono uno la conseguenza dell'altro
Una società composta da 870.000 affiliati non può venire considerata marginale.
Un fenomeno stabile che interessa sempre 870.000 individui non può essere definito raro.


13. Il buco del culo dov'è
Ogni cosa ha il suo nome e la sua specificità.
In questo senso risulta estremamente importante avere la consapevolezza del punto esatto nel quale è collocato il proprio buco del culo.
Il buco del culo è quella cosa che sai che ce l'hai ma che non vedi praticamente mai. A volte ti lancia dei segnali e quindi lo senti. Il problema è che lo senti ma difficilmente lo vedi. E se non lo vedi, non ci credi.
Si potrebbe dire addirittura che si può avere esperienza visiva del proprio buco del culo quasi esclusivamente attraverso lo sguardo altrui. Ovviamente nel momento in cui si verifica un tale tipo di esperienza altra si deve sapere che tutto può accadere e che a tutto bisogna essere preparati.
Ma perché è così essenziale conoscere in modo preciso e inconfutabile il proprio buco del culo dov'è? Il quesito ai più disattenti può sembrare irrisolvibile e per loro la risposta rischia di avere i contorni vaghi dell'utopia. In realtà attraverso il viaggio antropologico è possibile riconoscere per pura analogia i dettagli che ci contraddistinguono personalmente. E' infatti sufficiente guardare dov'è il buco del culo dell'altro per poter dire con una certa sicurezza dov'è il nostro: “ecco, se quello il buco del culo ce lo ha lì, allora anche io dovrei averlo grossomodo in una posizione corrispondente“.
Nel momento in cui viene raggiunta questa certezza decisiva, sono sciolti tutti i nodi relativi all'incertezza del sé; nel momento in cui sa il suo buco del culo dov'è, l'individuo riconosce se stesso; nel momento in cui l'individuo acquista una tale consapevolezza, a quel punto prende il via il processo che conduce all'apprendimento dei dettagli della realtà che ci circonda, di quelle particolarità che sono uniche ma mai marginali, specifiche ma mai rare.

E' un art. scritto da Pierangelo Cardìa (Hugo Beaumont) per DASTRA

5 dicembre 2014


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