National Geographic - The Truth Behind: The Loch Ness Monster (2011)
USA – 45'
Regia: Mike Wafer
Produzione: Zig Zag Productions for National Geographic Channels
USA – 45'
Regia: Mike Wafer
Produzione: Zig Zag Productions for National Geographic Channels
Il Loch Ness è un lago antico nascosto tra le remote Highlands scozzesi.
Questo specchio d'acqua profondo e oscuro tiene in sé i segreti del
mistero irrisolto di Nessie, icona perfino più famosa di Robert Burns e
di Sean Connery. Un documentario recente del National Geographic Channel
propone una serie di tesi che spiegano la leggenda del mostro più
famoso del mondo.
Il mostro, chiamato anche Nessie o Ness (la parola ness, secondo una leggenda trascritta da J. F. Campbell,
potrebbe tra l’altro significare “adesso”, dal termine gaelico neesh), è
un animale misterioso e non ben identificato che si dice abiti il Loch
Ness, lo scuro lago situato nei pressi della città di Inverness al nord
della Scozia.
Il Loch Ness, che misura circa 36 km in lunghezza ed è largo 1,5 km, è profondo 240 metri (più del Mare del Nord) e le sue acque hanno la caratteristica di essere particolarmente buie per via dell’alta concentrazione di torba nel suolo che lo circonda.
Tale è lo scenario che ospita, fino a prova contraria, uno dei miti tra i più discussi della nostra era. E in effetti, a fronte di più di 10.000 avvistamenti segnalati, ci si continua a chiedere cosa realmente i testimoni abbiano visto nei repentini istanti in cui il lago sembrava svelare i suoi segreti.
I protagonisti del documentario “The Truth Behind: The Loch Ness Monster” tentano di comprendere, chi con il supporto della scienza, chi con la certezza delle proprie empiriche opinioni, se e quanto l’occorrenza nutrita degli avvistamenti del mostro possa corrispondere a fatti reali piuttosto che a occasioni mitizzate dalla fantasia umana.
Il Loch Ness, che misura circa 36 km in lunghezza ed è largo 1,5 km, è profondo 240 metri (più del Mare del Nord) e le sue acque hanno la caratteristica di essere particolarmente buie per via dell’alta concentrazione di torba nel suolo che lo circonda.
Tale è lo scenario che ospita, fino a prova contraria, uno dei miti tra i più discussi della nostra era. E in effetti, a fronte di più di 10.000 avvistamenti segnalati, ci si continua a chiedere cosa realmente i testimoni abbiano visto nei repentini istanti in cui il lago sembrava svelare i suoi segreti.
I protagonisti del documentario “The Truth Behind: The Loch Ness Monster” tentano di comprendere, chi con il supporto della scienza, chi con la certezza delle proprie empiriche opinioni, se e quanto l’occorrenza nutrita degli avvistamenti del mostro possa corrispondere a fatti reali piuttosto che a occasioni mitizzate dalla fantasia umana.
Certo è che la specificità del luogo offre innumerevoli motivi, anche
plausibili, per i quali Nessie continui ad avere una sua dimensione, sia
pure chimerica, nell’immaginario collettivo. Così la pensa per esempio
Steve Feltham che per vivere il sogno che lo accompagna da quando aveva 7
anni, ha deciso due decenni orsono di rinunciare al suo lavoro, alla
casa e persino alla fidanzata, per fondare un piccolo centro di ricerca
sulla riva del lago allo scopo di monitorarne sistematicamente la
superficie in attesa della manifestazione tanto auspicata. La maggior
parte delle testimonianze suggeriscono che il mostro possa essere un
plesiosauro (creatura preistorica estinta ben 65 milioni di anni fa), ma
le teorie di Feltham si discostano da quello che rimane un cliché poco
persuasivo della raffigurazione di Nessie. Egli ha la convinzione,
giustificata anche dal paleozoologo
Darren Naish dell'Università di Portsmouth, secondo la quale l’essere
che popola il Loch Ness debba essere uno storione gigante, un pesce
spaventoso e non un rettile mostruoso. L’opinione che dà corpo alla
ricerca sul campo di Steve Kulls, criptozoologo conosciuto per gli studi da lui effettuati a proposito dello Sasquatch
detto anche Big foot, Momo o Piedone, è piuttosto rivolta a una gamma
più vasta di possibilità rivelatorie. Il suo intento è dimostrare la
presenza nel lago di un animale vero, non importa di quale forma. A
questo fine si avvale della collaborazione di esperti sommozzatori
attrezzati con apparecchiature modernissime, come le telecamere
subacquee dotate di sonar, perché nelle nere profondità del Loch Ness
possano scorgere fonti di cibo, o scheletri sul fondale, o caverne
subacquee che fungano da tana.
Sicuramente l’incontro, eventuale ma documentato, con Nessie
corrisponderebbe alla realizzazione del sogno di molti scienziati: tra
questi Mikko Tarala, ricercatore che monitora costantemente il lago per
mezzo di telecamere disposte strategicamente nell'area e collegate ad
internet. Il suo sito online riceve molte decine di migliaia di visite
al mese e permette a persone di tutto il mondo di partecipare
virtualmente alla caccia al mostro. Tarala crede - motivo che giustifica
l'inafferrabilità di un essere ancora non scoperto - nell’esistenza di
una famiglia di creature che si trasferiscono dal lago periodicamente al
mare poichè il bacino del Loch Ness non può sostenere, dal punto di
vista della disponibilità di cibo, una popolazione che secondo gli
esperti dovrebbe necessariamente aggirarsi intorno alla ventina di
unità.
Un'altra delle ipotesi portate ad alimentare l’esistenza sempre attuale di un mostro nel Loch Ness è strettamente collegata alle certezze di coloro che pensano che ad abitare il lago sia la singola presenza di un rettile che può riprodursi senza accoppiamento, per partenogenesi, come è accaduto recentemente ad una femmina di Varano di Komodo ospite di una struttura zoologica nel Regno Unito. La qualità, estrema o ragionevole, degli interventi e l'interesse che suscitano le testimonianze non risolvono il mistero, soprattutto perchè la mente umana non funziona come un video recorder ma è strutturata per creare immagini che a volte non hanno corrispondenza con la realtà. E poi, in un'era in cui si conosce molto più dell'infinità dello spazio piuttosto che delle profondità dei mari, la vicenda del Mostro si infittisce di nuovi quesiti; tra questi, uno si propone spontaneo: se il Mostro di Loch Ness è solo un mito, come è possibile che la sua fama perduri e anzi si diffonda sempre di più? Forse, a equilibrare il terrore latente e poi improvviso della fine che è preludio dell'arcano, la risposta risiede nella necessità umana di dare sostanza totemica alla paura ancestrale dell'inizio indescrivibile di tutte le cose, prima del quale c'è il caos. O forse, più semplicemente, sono gli interessi dell'industria turistica a rinnovare i contenuti di una storia che conduce ogni anno molte migliaia di turisti sul suolo scozzese.
Il tempo, sicuramente ancora, offrirà prima o poi il suo giudizio, poiché ogni cosa ha un limite e un suo compimento. Rimane, intrinseco, il bisogno di eternità dell'uomo a perpetuare l'immortalità delle leggende.
17 luglio 2015: Steve Feltham rinuncia alla ricerca di Nessie (Fonte la Stampa)
E' un articolo scritto da Pierangelo Cardìa (Hugo Beaumont, Dastra) originariamente pubblicato nella sua interezza su fonte.
Video integrale:
Un'altra delle ipotesi portate ad alimentare l’esistenza sempre attuale di un mostro nel Loch Ness è strettamente collegata alle certezze di coloro che pensano che ad abitare il lago sia la singola presenza di un rettile che può riprodursi senza accoppiamento, per partenogenesi, come è accaduto recentemente ad una femmina di Varano di Komodo ospite di una struttura zoologica nel Regno Unito. La qualità, estrema o ragionevole, degli interventi e l'interesse che suscitano le testimonianze non risolvono il mistero, soprattutto perchè la mente umana non funziona come un video recorder ma è strutturata per creare immagini che a volte non hanno corrispondenza con la realtà. E poi, in un'era in cui si conosce molto più dell'infinità dello spazio piuttosto che delle profondità dei mari, la vicenda del Mostro si infittisce di nuovi quesiti; tra questi, uno si propone spontaneo: se il Mostro di Loch Ness è solo un mito, come è possibile che la sua fama perduri e anzi si diffonda sempre di più? Forse, a equilibrare il terrore latente e poi improvviso della fine che è preludio dell'arcano, la risposta risiede nella necessità umana di dare sostanza totemica alla paura ancestrale dell'inizio indescrivibile di tutte le cose, prima del quale c'è il caos. O forse, più semplicemente, sono gli interessi dell'industria turistica a rinnovare i contenuti di una storia che conduce ogni anno molte migliaia di turisti sul suolo scozzese.
Il tempo, sicuramente ancora, offrirà prima o poi il suo giudizio, poiché ogni cosa ha un limite e un suo compimento. Rimane, intrinseco, il bisogno di eternità dell'uomo a perpetuare l'immortalità delle leggende.
17 luglio 2015: Steve Feltham rinuncia alla ricerca di Nessie (Fonte la Stampa)
E' un articolo scritto da Pierangelo Cardìa (Hugo Beaumont, Dastra) originariamente pubblicato nella sua interezza su fonte.
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