Thursday, October 18, 2012

Cinema - Study Guides: The Hunter, recensione

Cinema - Study Guides:
The Hunter, recensione

The Hunter, 2011
Australia
Regia Daniel Nettheim



Bellissimo e terribile, come il favoloso paesaggio che ne ospita la storia,The Hunter è un dramma psicologico che trova la sua forma nelle terre selvagge della moderna Tasmania. Adattamento di un romanzo di Julia Leigh pubblicato nel 1999, il film esplora la psiche del maschio umano nelle sue relazioni col territorio e offre una chiara interpretazione del danno irreparabile procurato dall’uomo alla natura.

The Hunter – molto più che un eco-thriller - segue il viaggio emozionale di un cacciatore mercenario sulle tracce dell’ultima tigre della Tasmania. Inviato nell’estrema Thule degli antipodi da una compagnia che si occupa di biotecnologia (la Red Leaf, nella finzione del film), al compito sinistro e quasi impossibile di trovare nella vastità di un territorio magnifico ma ostile un solo animale probabilmente estinto, Martin David vede aggiungersi una serie di difficoltà causate dai pregiudizi degli abitanti del villaggio che lo ospita. In una corsa contro il tempo e in pericolo mortale, il cacciatore consapevole del cinismo della propria esistenza, troverà la via che probabilmente ristabilirà gli equilibri alterati dalle ambizioni innaturali della scienza.
Martin, nella sua estrema professionalità, rispetta il territorio e vi si muove con la circospezione del predatore il cui unico scopo è rivolto all’individuazione del bersaglio impostogli dal contratto che ha sottoscritto, ma è al contempo testimone delle complesse relazioni che intercorrono tra uomo e natura e, nel nome stesso dell’ambiente, tra gli ecologisti e i boscaioli in lotta tra loro per questioni, come la salvaguardia del territorio e la sopravvivenza dignitosa delle comunità che lo popolano, che spesso appaiono contrastanti ma sempre sono collegate l’una con l’altra in modo dolorosamente irrisolvibile.
Ai temi centrali e palesemente riconoscibili proposti in The Hunter, come le problematiche relative alla clonazione, alla tecnologia genetica, alla protezione dell’ambiente e delle specie in pericolo di estinzione, si accompagnano i contenuti tipicamente umani dell’isolamento e della solitudine, dell’angoscia e della compassione, della fragilità e vulnerabilità personale quando ci si apre all’esperienza delle emozioni umane. E, in un tale contesto multiforme, la figura della tigre (il tilacino, o tigre della Tasmania, nella realtà, è estinta dagli anni trenta del secolo scorso e dichiarata ufficialmente tale nel 1986, nonostante i numerosi recenti avvistamenti) non è mitologica né puramente simbolica. E’ innanzitutto elemento essenziale della narrazione, come bersaglio elusivo del cacciatore, irraggiungibile e forse impossibile da concepire nella sua complessità. Costante elemento catalizzatore dei motivi che caratterizzano il viaggio profondo dell’uomo alla ricerca di se stesso, la tigre, sola, mentre caccia, uccide e aspetta di morire, incarna i movimenti introspettivi di Martin David e ne rappresenta la coscienza rassegnata alla durezza della vita.
Così facile da romanzare per via dell'aura di mistero che la avvolge e che la fa diventare la creatura perfetta su cui mettersi alle tracce, la tigre però può simboleggiare la speranza, sia pur punteggiata di sacrifici estremi, che risiede nel bisogno di redenzione dell’intera razza umana contro i fallimenti di ogni colonizzazione.
L'incombenza negativa della Red Leaf, la multinazionale che condiziona le esistenze degli uomini e degli animali, se ne appropria e le annulla, viene sostituita progressivamente dalla presenza, apparentemente ovvia ma rivitalizzante, della famiglia che ospita Martin e che lo inizia – forse davvero per la prima volta - ai sentimenti prioritari che fondano le società degli uomini. Così il cacciatore, inizialmente in lotta con se stesso e con la sua preda, trova una guida che lo rieduca ai sentimenti e alle consapevolezze segnando le fasi di un rito di passaggio che ne ricostruirà la personalità e le urgenze responsabili.
L'inattesa connessione con la famiglia e con la bellezza dell'ambiente nel quale si muove, man mano che gli eventi si susseguono in un'escalation drammatica, costringono Martin David a confrontarsi con la realtà disumana del suo lavoro e con la sua individuale moralità. Alla fine,  cosciente dell'importanza delle sue scelte, potrà decidere chi e cosa varrà la pena salvare.

Collegamento a Scheda Didattica

Review written by Hugo Beaumont (P. Cardìa)
Originally published on: Source 

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