Thursday, April 5, 2012

15. Black Snake Moan, 2006

Black Snake Moan, 2006
USA
Craig Brewer



Il prologo di Black Snake Moan consiste nella spiegazione da parte della leggenda del blues Son House sui significati del blues. Dare una definizione del blues è quasi impossibile (si nemo ex me quaerat, scio; si quaerenti explicare velim, nescio); più semplice è affermare l'esperienza semi primitiva e le sensazioni che esso produce nel musicista ed in coloro che si abbandonano al suo ascolto: il blues è il dolore che fa sentire vivi e, allo stesso tempo, è la gioia che fa ricordare la disperazione.


Impossibile dire del blues meglio di Son House. Più facile, seppur in modo assolutamente personale, dichiarare che Black Snake Moan (il lamento del nero serpente che dà voce alla tristezza rabbiosa del protagonista interpretato da Samuel L. Jackson) è un film blues, molto più che un film sul blues. Guardarlo, makes you feel the blues e riguardarlo fa quasi percepire l'essenza di un qualcosa che trascende il genere musicale è ed molto più attinente ai sentimenti che percorrono le esistenze degli esseri umani.
La storia raccontata da Craig Brewer, coinvolge le azioni e le volontà di uomini e donne che nei sobborghi rurali di Memphis, nel Tennessee del sud degli States, con il loro sudore rendono fertile una terra che li ripaga concedendo loro ancora più sudore e più passione da spendere nella ricerca infinita di una pace quasi irragiungibile.
I daltonismi razziali scompaiono nelle situazioni in cui i corpi e le anime reclamano la soddisfazione che può emancipare da ogni sofferenza e persino dal più remoto trauma psicofisico e, quando si respira la stessa aria e ci si muove al ritmo estremo della stessa musica, può capitare che l'urlo di una canzone diventi il sermone che ricompone la divisione drammatica dell'io a restituire la purezza che sembrava dimenticata. E' ciò che succede ai personaggi del film nel momento in cui Lazarus (S. L. Jackson) - qui è Lazzaro che resuscita il prossimo alla vita - trova il modo di recuperare se stesso dedicandosi, in una sorta di terapia catartica, alla guarigione di Rae (una sensualissima Christina Ricci) posseduta da una forma incontrollabile di ninfomania. La tentazione della ragazza viene imprigionata da Laz con le catene e, allo stesso tempo viene addolcita dal racconto blues della chitarra che risveglia in Rae la certezza consapevole della sua forza interiore. Così, Rae e Lazarus iniziano a condividere un affetto che li rende molto più che amici, il cui legame è fondato sull'esperienza dello stesso inferno e sulla fuga coraggiosa da esso.
Quell'inferno però, non deve mai essere dimenticato. I suoi confini non cessano mai di bruciare. Infatti, quando finisce il film, nessuno è completamente salvo perchè i problemi che attanagliano i protagonisti, benchè riconosciuti, non vengono risolti in modo definitivo. Esiste però a quel punto, come in ogni frammento di vita degli uomini, la potenzialità riscoperta del libero arbitrio che da allora potrà essere usata al meglio secondo la propria volontà. E poi, come dice Son House "the only real blues is between a man and a woman", il vero blues sta nell'evoluzione incerta dei sentimenti. E l'incertezza, è il succo della vita.




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